Un uomo entra in una stanza oscura, esclama: “Qui è buio! Non si vede nulla!” ed esce. Successivamente, un secondo uomo entra nella stanza, cerca a tentoni l’interruttore della luce sulla parete, non lo trova ed esce. Un terzo uomo, poi, entra nella stanza, cerca invano l’interruttore, allora grida nel buio: “C’è nessuno qui dentro che può sollevare la serranda?”. Ma nessuno risponde e lui esce. Entra, infine, un quarto uomo, il quale fa un passo dentro la stanza e si ferma, immobile, nell’oscurità. E aspetta. Aspetta, fino a che vede lentamente emergere dal buio, uno ad uno, gli oggetti. Il buio non è, dunque, totale e l’occhio gradualmente si abitua, sfruttando all’ennesima potenza la flebile luce proveniente da qualche punto imprecisato. Allora comincia a muoversi e, pur procedendo con cautela, non può evitare di inciampare in un tappeto e di cadere a terra. Si rialza e continua la sua perlustrazione e scopre che la stanza è molto grande e, nonostante abbia ormai focalizzato molti arredi ed oggetti, urta un vaso di fiori che si schianta sul pavimento in mille pezzi; alcuni frammenti di vetro lo feriscono, ma lui non recede dal suo proposito: arrivare alla finestra da cui emana, ora può distinguerlo chiaramente, un piccolo fascio di luce. Si approssima, così, a quella fonte di luce e accelera i movimenti con l’intento di svelare, finalmente, ogni cosa, ma proprio questo suo istinto lo porta a colpire violentemente con la fronte contro lo stipite della finestra aperta. Il dolore è lancinante, le lacrime gli chiudono la gola ma l’uomo, vincendo la rabbia e la frustrazione, non si da per vinto e arriva a scoprire dove si trova la corda della serranda. Prende saldamente in pugno la corda e lentamente solleva la serranda: è giorno. La vita è una stanza oscura e la formazione aiuta l’essere umano ad illuminarla con la luce , a volte flebile e incerta, ma alla fine sempre vivida della conoscenza.